L’obiettivo del “coaching” è far sì che i dirigenti possano dare il meglio di se stessi: maggiore è il potere, maggiore è la responsabilità. Negli affari, ad esempio, le persone che raggiungono la vetta sono spesso costrette a convivere con incertezza, ansia e stress.
E se questi fattori intangibili non vengono gestiti correttamente, possono finire per contaminare lo stile di leadership e influenzare la gestione aziendale e i profitti.
Quindi, sempre più dirigenti stanno cambiando mentalità. E la prova di ciò è che dall’inizio del 21° secolo , il coaching ha iniziato a diventare più professionale, una disciplina che promuove la conoscenza di sé e lo sviluppo personale dei senior manager, affinché possano affrontare le avversità e le sfide inerenti alla loro posizione con serenità e più obiettività.
La cosa curiosa è che la figura dell’allenatore o del personal trainer è apparsa negli anni Ottanta del secolo scorso per consigliare e far crescere tennisti emotivamente più maturi. L’esperto americano di allenamento sportivo Timothy Gallwell ha scoperto che la qualità tecnica dei tennisti d’élite era sostanzialmente la stessa e che, in definitiva, il successo dipendeva dalla “qualità psichica o mentale”, che questo specialista chiamava “gioco interiore”.
Per realizzare questo miglioramento, il business coach Milano e l’allievo di solito si incontrano per tre ore ogni settimana. Tra una sessione e l’altra, essi cercano di mantenere i contatti tramite cellulare ed e-mail. E la verità è che i manager tendono a essere fedeli : solo il 5% lascia questo tipo di percorso.