Inflazione una parola che è stata utilizzata moltissimo nell’ultimo periodo come se si fosse di fronte ad un disastro di proporzioni epocali.
In realtà guardando i prezzi reali a dare qualche segno di palese di inflazione è più che altro il prezzo del carburante che aumenta non per un reale fattore economico ma bensì per percorsi valutari e finanziari volutamente articolati e complessi.
Operazioni che lo fanno aumentare e diminuire a giorni alterni con prezzi che variano anche del 30% da un giorno all’altro, sintomo che ad incidere in modo negativo non è l’economia reale troppo lenta e pragmatica per rialzi così repentini.
Un altro segnale che induce a non intravedere una forte inflazione è l’andamento del prezzo dell’oro che negli ultimi mesi seppur lentamente è andato al ribasso.
Tanto che alcuni hanno scelto di monetizzare nella eventualità che questo possa scendere ulteriormente per poi eventualmente comprare ad una quotazione minore.
A testimonianza di ciò abbiamo il parere del titolare di questo compro oro Firenze che nell’ultimo periodo ha registrato acquisti di lingotti da investimento, segno che si vende per monetizzare un investimento fatto e non per necessità.
Nonostante la quotazione oro sia tenuta bassa anche dalla attuale forza del dollaro è indubbio che una reale forte inflazione sarebbe di per se sufficiente per far aumentare il prezzo aureo.
Il fatto che ciò non avvenga apre scenari diversi dalla narrativa ufficiale che vede una economia in rotta di collisione con una inflazione epocale.
Tanto per cominciare non si può parlare di crisi globale ma solo di crisi dell’eurozona, una condizione che ormai si protrae fin dall’introduzione dell’euro.
Una conferma che la difficile congiuntura economica sia esclusivamente un fenomeno europeo lo danno gli stessi mercati azionari che per quanto riguarda altre parti del mondo non risentono dei pesanti tracolli di questi anni che hanno toccato per lo più titoli ed azioni del vecchio continente.