Alessandro Benetton: “La tecnica Kintsugi ci insegna che dove tutti vedono una crepa o un problema, noi possiamo vedere un posto dove mettere la polvere d’oro, un’opportunità”.
Alessandro Benetton: Kintsugi, valore e insegnamenti che possiamo trarre dalla tecnica giapponese
Sbagliando si impara: ma è davvero così? Se lo chiede Alessandro Benetton riflettendo con i suoi followers su quale sia la vera essenza di questa espressione spesso usata come “frase fatta” e privata dunque dei suoi significati più profondi. Innegabile infatti che viviamo in una società che difficilmente ammette sbagli richiedendoci di essere vincenti. Nel video pubblicato sui suoi social, Alessandro Benetton richiama la cultura giapponese e in particolare la tecnica del “Kintsugi” (“riparare con l’oro”) diffusa a partire dal XV secolo: come spiega, non potendo riparare alla perfezione una tazza da tè andata in frantumi, gli artigiani giapponesi decisero di non provare a cancellare le crepe e le imperfezioni dell’utensile. Riassemblando i cocci, usarono invece della resina laccata e della polvere d’oro, così da esaltarne le crepe e rendere la tazza un vero e proprio gioiello, più prezioso di quanto non fosse in origine.
Alessandro Benetton: la tecnica Kintsugi mi ha fatto cambiare la mia prospettiva sugli errori
Quello che colpisce Alessandro Benetton, come sottolinea nel video, è che “per trasformare un difetto in un oggetto d’arte molto prezioso era bastato vedere la crepa sulla tazza in un modo completamente diverso”. Per avere successo quindi bisogna essere in grado di cambiare più volte la propria prospettiva: “La tecnica Kintsugi ci insegna che dove tutti vedono una crepa o un problema, noi possiamo vedere un posto dove mettere la polvere d’oro, un’opportunità”. Per riuscire a mettere in pratica questo concetto, prosegue Alessandro Benetton, è fondamentale porsi le giuste domande. Come mai ho sbagliato? Come è successo? Cosa posso fare per rimediare? Come posso fare per evitare che accada di nuovo? È questa la direzione da seguire per riuscire davvero a “valorizzare tutte le parti del nostro lavoro, i successi ma anche gli insuccessi così che tutto possa trasformarsi in valore”.