Claudio Descalzi: i progetti CCS di Eni e la vision dell’AD

Claudio Descalzi, AD di Eni

L’AD di Eni Claudio Descalzi: “La cattura e lo stoccaggio della CO2 è una pratica efficace, sicura e disponibile fin da ora per abbattere le emissioni delle industrie energivore le cui attività non sono elettrificabili”.

 Claudio Descalzi

Claudio Descalzi: CCS, un contributo indispensabile alla decarbonizzazione dell’industria

In occasione dell’avvio dei lavori della Fase 1 di Ravenna CCS, l’AD di Eni Claudio Descalzi lo scorso 3 settembre ha ribadito il valore dei progetti legati alla cattura e allo stoccaggio della CO2: “Una pratica efficace, sicura e disponibile fin da ora per abbattere le emissioni delle industrie energivore le cui attività non sono elettrificabili”. La filiera tecnologica di cattura, trasporto, stoccaggio e utilizzo della CO2, in inglese Carbon Capture Utilization and Storage (CCUS), permette di catturare le emissioni di anidride carbonica direttamente dagli impianti industriali che le generano. Una volta catturata, la CO2 può essere iniettata in formazioni geologiche profonde adatte a contenerla definitivamente (Carbon, Capture and Storage – CCS) oppure utilizzata come materia prima per nuovi cicli produttivi a minor impatto (Carbon, Capture and Utilization – CCU). Eni, già impegnata in progetti nel Regno Unito e in Italia, sta valutando altre opportunità in Nord Africa, Olanda e Norvegia: d’altronde, come emerge anche dalle parole dell’AD Claudio Descalzi, la CCS rappresenta una leva fondamentale per la transizione energetica sia per la decarbonizzazione delle proprie operazioni che come servizio per la decarbonizzazione di industrie terze. La CCS è infatti uno degli strumenti indispensabili per il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione e neutralità climatica fissati con l’accordo di Parigi del 2015 e per i settori hard to abate, cioè quelli in cui, sia per gli alti consumi di energia che per le caratteristiche dei loro cicli produttivi, non vi sono allo stato attuale alternative tecnologiche altrettanto efficaci (ad esempio cementifici, acciaierie, raffinazione, chimica, carta, vetro e ceramica).

Claudio Descalzi: i progetti di CCS che Eni porta avanti in Italia e nel Regno Unito

Lo scorso 3 settembre a Ravenna, come ha ricordato Claudio Descalzi, “un progetto di grande importanza per la decarbonizzazione è diventato realtà industriale”. È stata infatti avviata la Fase 1 del primo progetto di Eni in Italia per la cattura, il trasporto e lo stoccaggio permanente della CO2, realizzato a scopi esclusivamente ambientali per contribuire alla decarbonizzazione dei settori industriali. Portato avanti insieme a Snam, garantisce un livello di abbattimento superiore al 90%, e con punte fino al 96%, della CO2 in uscita dal camino della centrale con una concentrazione di carbonio inferiore al 3% ed a pressione atmosferica, le condizioni più severe ad oggi riscontrabili dal punto di vista industriale. Numeri che lo collocano come il primo al mondo su scala industriale con tale efficienza di cattura. Il Gruppo guidato da Claudio Descalzi sta lavorando anche nel Regno Unito ad altre iniziative CCS: l’AD di Eni ha avuto modo di parlarne anche lo scorso 10 settembre durante l’incontro con il Primo Ministro del Regno Unito, Sir Keir Starmer e il Segretario di Stato per la Sicurezza Energetica e Net Zero, Ed Miliband. Il progetto HyNet North West permetterà di catturare l’anidride carbonica prodotta dalle industrie sulla terraferma e di immagazzinarla definitivamente e in maniera sicura nei campi a gas esauriti nel Mare d’Irlanda: grazie alla cattura e stoccaggio della CO2 (Carbon Capture and Storage – CCS), uno dei distretti produttivi più energivori del Paese, nell’area della Liverpool Bay sulla costa nord-occidentale, diventerà il primo cluster industriale a basse emissioni al mondo. Eni è impegnata anche nel progetto Bacton Thames Net Zero, sul Mare del Nord meridionale britannico, che contribuisce alla decarbonizzazione dell’area di Bacton e dell’estuario del Tamigi.

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